sabato 9 febbraio 2008

Abitare le città

Incontrarvi oggi pomeriggio mi ha fatto molto pensare al "mio abitare la città".
Sono arrivata a Bologna il 2 aprile 1961. Per la gente del Sud la città aveva preparato quartieri come la Barca e il Pilastro, zone fuori Porta, in strutture tipo il treno e il virgolone. Mio padre e mio madre inorriditi hanno affittato una casa in Strada Maggiore al 35, spendevano solo d'affitto 35.000 lire, mio padre ne guadagnava 57, ma per i miei genitori era più importante abitare dentro la città, vicino a buone scuole per noi, a giardini e negozi, che preoccuparsi troppo dell'affitto, del resto non eravamo arrivati con le valigie con lo spago, nè coltivavamo il prezzemolo nella vasca da bagno (questo era l'immaginario del meridionale al Nord), noi eravamo a Bologna perchè mio padre era stato trasferito di sede per non aver accettato compromessi sul lavoro e avevano famiglie abbastanza ricche alle spalle da poter reggere all'urto del consumismo delle città "dell'Alta Italia".
Ho un vago ricordo di quel periodo perchè avevo meno di due anni.
Mi ricordo invece quando siamo andati ad abitare in via Milazzo nella case INCIS (per impiegati statali, mio padre era un geometra dell'Erario), dentro porta, ma allora ancora perifici rispetto alla Piazza. C'era tantissimo verde, incolto, abbandonato ma tanto verde, c'era il canale che scorreva al Cavaticcio e il ponticello, posto per noi allora proibito.
C'erano le prostitute di notte che ti difendevano dai clienti invadenti, c'erano le botteghe che facevano credito "poi passa la mamma", c'erano i cortili. Ci conoscevamo tutti giovani e vecchi, la merceria, la latteria, il tabacchino con la drogheria. Un quartiere vicino alla stazione, tranquillo, poi è arrivata la droga anche per le città. Lo dico con cognizione di causa perchè il nostro quartiere, dove ancora vivo da allora, ha cambiato completamente volto.
E' importante guardare dentro le cose e come diceva oggi Elena bisogna "guardare prima dall'alto in panoramica le cose per poi arrivare nel dettaglio". Il nostro sguardo è determinante perchè ognuno di noi può portare dentro al progetto la propria esperienza e il proprio vissuto nel dettaglio della sua presenza in città.
anto res

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